
Sono due, essenzialmente, i modi di trattare il legno per essiccarlo. La prima tecnica è detta “stazionaria”, e consiste nel porre tutto il legname in una camera di essiccazione dove rimarrà per l’intera durata dell’operazione, mentre si provvederà a modificare le condizioni dell’atmosfera all’interno della camera al proseguire del processo di essiccazione. L’altra tecnica prevede invece di porre il legname all’interno di grossi carrelli che lentamente attraversano gli essiccatoi, e di privarlo progressivamente dell’umidità in eccesso fino ad estrarlo nelle giuste condizioni. Questa seconda tecnica è di fatto la più comune quando si debba lavorare su grossi quantitativi di materiale.
Non si può però dire che sia anche la più efficiente delle due: al contrario, non è in grado di controbilanciare i continui cambiamenti atmosferici inevitabili all’interno dell’essiccatoio, e dà quindi risultati spesso accettabili, ma mai perfetti, soprattutto se si ha necessità di un’essiccazione particolarmente accurata: per ben disposti che siano, i ventilatori che forzano la circolazione dell’aria talvolta non riescono a regolarla come dovuto. Inoltre, in assenza di continue regolazioni, l’umidità che viene estratta dal legname satura l’aria e impedisce qualsiasi progresso nella procedura. Una lezione semplice anche se antica, quindi: per i migliori risultati, a volte, occorre soprattutto pazienza.
